Investire in criptovalute, addio al selvaggio West per il Bitcoin

Tra gli investimenti finanziari alternativi, quelli sulle criptovalute sono attualmente quelli che offrono potenzialmente i guadagni più elevati. E questo grazie all’inarrestabile ascesa delle quotazioni del Bitcoin che, di riflesso, sta trainando pure i prezzi delle altre criptovalute che sono meno capitalizzate.

Ma la storia del Bitcoin è stata sinora costellata pure di critiche e di accuse verso le monete virtuali da parte di autorevoli economisti e di banchieri anche in ragione dei rischi di guadagni facili che, collegati ad esempio al Bitcoin Code , spesso possono portare a delusioni ed a perdite anche ingenti di denaro.

In realtà il Bitcoin al momento gode di una reputazione come non si registrava dalla sua nascita quando la moneta virtuale veniva vista solo come una scappatoia per l’evasione fiscale e per il riciclaggio di denaro, in altre parole una sorta di selvaggio West dal quale la criptovaluta sembra però essere uscita definitivamente. Lo step più importante, per legittimare le attuali quotazioni del Bitcoin, ma anche per possibili ed ulteriori apprezzamenti rispetto ai valori attuali sopra quota 7.000 nei confronti del dollaro, è ora rappresentato dalla legittimazione della criptovaluta da parte degli investitori istituzionali.

Al momento, infatti, le banche d’affari non possono investire direttamente in Bitcoin, ma al più in prodotti finanziari collegati e regolamentati. Da questo punto di vista per il Bitcoin uno degli appuntamenti più importanti è rappresentato dalla quotazione del primo contratto future al CME. La società che gestisce il Chicago Mercantile Exchange, infatti, ottenute le necessarie autorizzazioni, e salvo ripensamenti, punta a quotare il primo future sul Bitcoin che, sulla carta, aprirebbe le porte, in un quadro regolamentato, agli investimenti diretti da parte dei soggetti istituzionali, dalle case di brokeraggio alle investment banking e passando per gli hedge funds, ovverosia per i fondi speculativi.

Ricordiamo che il Bitcoin è nato nel 2009, ovverosia in piena crisi finanziaria ed economica globale quando molte banche saltavano letteralmente in aria, e quando l’euro come moneta unica sembrava essere in tutto e per tutto a rischio di sopravvivenza. La criptovaluta, come moneta virtuale decentralizzata, nacque proprio come valuta alternativa in caso di crollo del sistema bancario e finanziario, ma il Bitcoin sta trovando solo ora il grande successo proprio dopo che la crisi è stata messa alle spalle.

E così, da truffa o bolla, come è stato dichiarato nei mesi scorsi da molti detrattori del Bitcoin, la criptovaluta di questo passo potrebbe invece rivoluzionare non solo il settore finanziario, ma anche quello dei pagamenti. Sebbene sembri essere ancora troppo presto, infatti, l’apertura delle banche al Bitcoin per i pagamenti, dai bonifici al pagamento di bollette ed utenze, e fino ad arrivare anche al pagamento delle tasse, spalancherebbe per la criptovaluta scenari ancora del tutto inesplorati. Ad oggi per tale scenario è solo questione di tempo anche perché, ad esempio, di recente sono circolati pure i rumors per cui Amazon nel breve termine per gli acquisti online potrebbe accettare i pagamenti in Bitcoin.

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